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Settembre: Incontro mensile

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SETTEMBRE 2007

Natale Colombo (Usmate). Riprendiamo il nostro cammino. Salutiamo innanzi tutto chi è presente tra noi per la prima volta. Vi invito a mettere in comune quanto ci è accaduto nel periodo dell’estate.

Luciana (Olgiate Olona). L’anno scorso ho perso un figlio. Ne avevo già perso uno nell’87. Mi trovavo nella disperazione e mi sono rivolta a don Giancarlo che mi ha rassicurato con le sue parole. Poi ho saputo che andavano in vacanza sulle Dolomiti a Forno di Sopra. Ho trascorso con loro una settimana bellissima. Non ho dimenticato mio figlio ma mi sono sentita un po’ meno pessimista. Ero arrabbiata con me stessa e con tutti per quello che era successo. Penso di frequentare questa comunità anche in avvenire perché mi trovo bene e don Giancarlo si è dimostrato un grande amico.

Massimo. Mia moglie si chiama Franca. Abbiamo incontrato Giorgio Macchi e alcuni della fraternità al Meeting di Rimini passando per caso allo stand della C.D.O. Abbiamo partecipato all’incontro del venerdì. Noi abbiamo quattro figli, di cui uno è in Paradiso.

LaPescara (Busto A.). Vorrei raccontare l’esperienza di questa estate. L’idea di fare una vacanza insieme era nata a febbraio quando era venuto a trovarci l’ex parroco del mio paese natale sul Gargano (Cagnano) che ci ha messo a disposizione una casa per essere insieme e testimoniare il nostro cammino di fede. E’ stata una vacanza molto positiva che ci ha permesso di essere più uniti e di approfondire la nostra amicizia. La cosa più bella è stata quella di avere con noi don Giancarlo che ci ha accompagnati come un padre. L’imprevisto più significativo è stato di avere avuto la possibilità di celebrare una Messa al cimitero del paese e di incontrare molte mamme che avevano perso dei figli. La testimonianza che Anna ha rivolto a loro pubblicamente è risultata di grande conforto. Dopo la partenza della ventina di amici abbiamo proseguito le nostre vacanze in paese e ci siamo resi conto della gratitudine di quelle mamme. Ho intuito che il nostro incontro le aveva in qualche modo cambiate. Esse che continuano a vestire a lutto per anni o per tutta la vita si sono stupiti del nostro modo di vestire., ci vedevano un po’ come degli alieni. Tutti i giorni però si sono ricordati di noi.

Anonimo…Dopo aver perso la nostra unica figlia siamo venuti a sapere dell’esistenza di Famiglie in cammino che avrebbe potuto aiutarci in un momento veramente impossibile per noi da vivere. Nostra figlia aveva trent’anni. Era una ragazza già indipendente. Lavorava ma soffriva già da un paio di anni. Conosco alcuni di voi perché ho avuto modo di frequentarli in forma di amicizia. Cerco solidarietà e comprensione per il mio carattere forse un po’ ribelle. Spero di trovare serenità continuando a stare con voi.


Carla (Milano) Non ho partecipato a nessuna vacanza comunitaria. In ogni Messa quotidiana ho sempre ricordato Famiglie in Cammino. Perciò sono sicura di questo legame forte che ci unisce. Oggi ero molto contenta di venire e ho percepito la misericordia di Dio in modo più profondo e intenso. Per noi che abbiamo perso un figlio, lo sconcerto che risulta ancora più grande del dolore della perdita è il dubbio sul loro destino di salvezza. La parola così forte del Vangelo di oggi mi ha permesso di immaginare le braccia spalancate del Signore che accoglie i nostri figli. Questo mi ha fatto molto bene. Devo solo dire grazie.

Don Giancarlo. Noi ci soffermiamo troppo poco sulla Misericordia di Dio. Io che, per ministero sacerdotale, incontro persone di ogni tipo, scopro sempre con stupore che la messa a fuoco della Misericordia ha come effetto di scuotere il cuore delle persone e, frequentemente, di favorire il cambiamento dello sguardo sulla vita e sulle relazioni.
Nel rapporto con Dio che è amore, nulla va perso. Anche ciò che il nostro cuore condanna trova spiragli di speranza. Dio infatti, dice la Bibbia, si è fatto maledizione in Cristo per riscattare gli uomini dalla maledizione, da ogni forma, cioè, di male. Se il tuo cuore ti condanna, dice S. Giovanni in una sua lettera, sappi che il cuore di Dio è pronto al perdono e offre sempre nuove opportunità perchè Cristo è venuto al mondo perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in sovrabbondanza.
La categoria della misericordia è la più estranea e la più lontana dalla mentalità dominante. A noi è chiesto, nella misura in cui ne facciamo esperienza, di essere segni viventi della Misericordia di Dio.
Durante l’estate ho avuto modo di condividere le giornate con cinque gruppi diversi e di approfondire il tema della familiarità con il Signore come condizione e metodo per dare unitarietà alla vita personale. La familiarità con persone che si sono messi insieme per Cristo, la condivisione dell’esperienza con il cuore proteso all’unità e arricchito dalla preghiera, dal sacramento, dalla scuola di comunità quotidiana, dalle gite e dalle serate ha reso più facile la mia familiarità con Dio. La conseguenza è stata bellissima perché ho avuto la possibilità di scoprire scintille di positività che altrimenti mi sarebbero sfuggite. Quanto più l’uomo è cosciente della dipendenza-appartenenza a Dio tanto più si rende conto che la realtà è sacramento e dono del suo amore.

Natale Colombo (Usmate). Da tempo non trascorrevo una vacanza guidata. Mi sono accorto che, pur nella fatica di dover condividere spazi e tempo, è stata un’occasione di crescita perché l’essere assieme aiuta a guardare oltre. Attraverso l’attenzione ai amici, al paesaggio, ai luoghi da visitare e alle regole della convivenza, ho potuto dare più senso a ciò che facevo. Questa vacanza è stata fantastica e per me è diventata un momento di confronto con me stesso. Il rientro ci ha colti tutti un po’ di sorpresa per il dispiacere che un momento così bello fosse già terminato.

Serafina (Busto A.). Ringrazio tutti per l’opportunità avuta di fare una vacanza comunitaria. Stavo vivendo un momento di difficoltà per la recente perdita di mio marito. Ero sempre triste. Appena arrivata ho pianto e volevo tornare a casa. Adesso, quando sono sola, ripenso alle belle giornate trascorse assieme, rivedo tutti voi e questo mi è di consolazione. Ricordo le parole di don Giancarlo che mi sono di grande aiuto.

Giorgio Targa (Milano). Le mie vacanze sono state tranquille però ho cercato di dedicare del tempo alla lettura del libro del Papa.
Ritengo proprio vero che non parliamo mai della misericordia, oppure se ne parliamo, ne parliamo in modo molto limitato. Siamo come il fratello maggiore del Figliol prodigo. Vorremmo che la misericordia fosse un dare avere, una dimensione ridotta o proporzionale, come nella parabola degli operai dell’ultima ora quando gli operai arrivati per primi si lamentano perché gli operai che hanno lavorato meno hanno la stessa paga. In questi episodi è bello, invece, rendersi conto che la misericordia di Dio Padre non ha limiti perché è Lui che ci corre incontro, come è Lui che permette alla donna adultera di andare libera, senza più alcun accusatore. E’ l’amore di Dio che ha dato la vita di Suo Figlio per la nostra salvezza. Questo contemplare la misericordia di Dio mi dona molta sicurezza. La Sua misericordia è più grande del mio peccato.

Giorgio Macchi (Varese).Dell’esperienza del Meeting di Rimini che ci vede presenti da un po’ di anni, colgo due aspetti. Uno riguarda la fatica dello stare in un luogo affollato e caotico. Al termine del Meeting mi ritrovo comunque e sempre a ringraziare il Signore per la fatica che mi fa fare e mi accorgo che, nel nostro cammino, siamo stati proprio aiutati ad affrontare il dolore. L’atteggiamento richiesto a chi è presente allo stand è quello dell’ascolto. Offrire accoglienza a chi vuole incontrarci trasfigura le fattezze dei nostri volti al punto da farli percepire come il volto del Signore. Chi ci incontra avverte subito la possibilità potersi abbandonare e di poter aprire il suo cuore. Di questo mi sento di essere riconoscente.

La vacanza a Cagnano Varano ha visto la medesima dinamica. La gente era dapprima sospettosa e diffidente. Quando uno ha osato avvicinarci e parlare si è come aperta una diga e ne è scaturito un fiume in piena. In quel luogo è stato evidente come ci siano modi diversi di vivere il dolore. Per loro vivere la morte del figlio coincide con la scelta di costruire cappelle con marmi lucidi in cui ogni giorno poter stare a lungo per pregare. Dal mio punto di vista, per il cammino che ho potuto fare, questo è un dolore che non è stato rigenerato. La parte sentimentale è preponderante, raccontano ma non costruiscono. Al Meeting ho avuto l’impressione, incontrando le persone, che l’incontro fosse come il primo mattone di cui si ha bisogno per costruire la casa. Noi comunque non sappiamo se l’incontro avvenuto porterà dei frutti, né ci è dato sapere come o quando questo accadrà.

Nella settimana del Meeting, il venerdì si tiene un’assemblea pubblica. Quest’anno erano presenti due giornalisti che ci facevano delle domande. Era presente anche un tecnico del suono che ha registrato gli interventi. Era lì per svolgere il suo lavoro e sembrava indifferente a quanto si diceva. Al termine mi ha avvicinato per consegnarmi la cassetta e mi ha detto: “Una cosa così vera, un clima così, nella mia vita non li ho mai vissuti. E’ stata l’ esperienza più grande della mia vita. Grazie”

Raimonda Targa (Milano). Il nostro incontro al Meeting mi ha commosso profondamente e sono tornata a casa con tanta speranza. In particolare due persone me l’hanno alimentata.
La signora di Rimini che ha perso il figlio suicida e che, dopo un periodo buio, ha ripreso a fare la pittrice perché ha ricuperato la speranza circa la salvezza eterna del figlio affidandolo e affidandosi alla misericordia del Signore. Test di tale trasformazione interiore è la via Crucis piena di luce che ora si trova nella chiesa parrocchiale di S.Giuliano al Porto e che esprime il modo con cui lei pensa al figlio in Paradiso
Un signore a noi sconosciuto che ci ha confessato di essere pieno di speranza pur nella grande difficoltà in cui si era venuto a trovare.

Marcello Crolla (Busto A.). Avrei voluto partecipare alle vacanze e al Meeting ma non mi è stato possibile per motivi di lavoro. Da quanto ho ascoltato, questa sera, posso tornare a casa con un cuore più sereno. Ho condiviso il desiderio di felicità e la gioia del rivederci e di raccontarci la bellezza dello stare insieme. La bellezza della nostra presenza al Meeting, pur nella tristezza di incontrare persone provate da un dolore così grande, ci ha confermato che continuiamo a essere testimoni dell’incontro col Signore attraverso il segno dell’amicizia e di una vita più piena che desideriamo comunicare a tutti.

Il momento più bello di questa giornata è stato uscendo da Messa quando, facendo gli auguri ad Armando per i quaranta anni di matrimonio, mi ha detto: “In questi anni abbiamo molto sofferto. La cosa grande che c’è ora in me è sentire mia figlia Sara tanto, tanto vicina.” Anni fa si parlava di trasfigurazione del dolore, e della positività nascosta in un fatto negativo quale può essere la morte di un figlio. La semplicità e l’umiltà di un cuore che si apre al disegno buono di Dio porta a una maturazione che fa arrivare a dire: “Grazie, Signore, per quello che mi hai dato. Grazie per come sono stato cambiato.Grazie perché quanto ci è successo è stato occasione di unione sempre più grande.”

Don Giancarlo. Uno dei nostri pannelli ha come titolo: Oltre la morte di un figlio.
Al quesito “cosa c’è oltre la morte?” molti non saprebbero rispondere. Altri direbbero con sarcasmo: niente perché tutto l’esistente è destinato all’abisso del nulla. A noi cristiani è dato di rispondere: oltre la morte c’è la possibilità di una vita migliore o peggiore di questa.

Perché, oltre la morte, l’uomo attende l’attuarsi del desiderio del cuore?
Perché prima del nostro concepimento c’era già l’Eterno che è vita, amore, bellezza, totalità. Se ci lasciamo illuminare da tale evidenza, lo sguardo che portiamo su di noi, sulla realtà e sulla storia acquisisce una speranza che altrimenti non avrebbe.
Questa evidenza è per un bene. Se sono affiorato all’essere e prima non c’ero, non è per un gioco del caso ma per la libera decisione di Dio-vita che mi ha generato e provvede a me. Io sono fatto e tenuto in vita da Lui che dà significato ed energia alla mia libertà spesso inquinata dal possesso che fa dimenticare come tutto sia dono.

La grazia è la misericordia di Dio in azione che in Cristo ha redento tutto. Che Dio sia in azione col suo amore lo abbiamo percepito anche dalle testimonianze odierne. Quanto ci siamo detti è paragonabile a un inno alla gioia..

Dato che oltre la morte c’è la prospettiva del compimento o della perdita, l’ urgenza più seria e drammatica diventa quella del tempo: come affrontare il presente e con quale metodo gestirlo?
Con gratitudine alimentata dalla memoria dei doni già avuti e dalla domanda di altri che potranno arricchire e consolidare il cammino della nostra vita. I doni accolti come segno dell’ amore di Dio attivano le nostre risorse di libertà, razionalità e affettività per la realizzazione della nostra umanità e per costruire pezzi di mondo nuovo.

Il Papa a Vienna ha parlato al mondo del volontariato dicendo: “ gratuitamente ci è stato dato lo Spirito con i suoi molteplici doni. Nella mia Enciclica ho scritto: “L’amore è gratuito, non viene esercitato per raggiungere altri scopi”. “Chi è in condizione di aiutare riconosce che proprio in questo modo viene aiutato anche lui; non è suo merito né titolo di vanto il fatto di poter aiutare. Questo compito è grazia”. Gratuitamente trasmettiamo ciò che abbiamo ricevuto, mediante il nostro impegno, la nostra carica volontaristica.”
Se ci lasciamo plasmare dall’amore possiamo irradiare attorno a noi la bellezza dell’amore e rendere altri partecipi di esso.


Consegna di un omaggio floreale alla coppia Troncone per il dono che Mario ha fatto a famiglie in cammino di un suo quadro sul Paradiso.


Anna Rimoldi (Busto A.). Questo fiore è un richiamo alla bellezza di cui ci ha parlato don Giancarlo e lo abbiamo pensato come piccolo gesto concreto di gratitudine nei confronti di Mario e di Angela Troncone per il dono del bellissimo quadro. Il fiore, nella sua freschezza, è espressione della primavera dell’amore che vi auguriamo di continuare a sperimentare per tanti e tanti anni. Lo doniamo in particolare ad Angela perché sappiamo che, molto spesso, la ricchezza e la bellezza che un artista esprime, ha come fonte generatrice la moglie.

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