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Giugno: Incontro mensile

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INCONTRO DI GIUGNO 2006


Natale Colombo (Usmate). Questo è l’ultimo incontro prima della pausa estiva. All’ultima domenica di giugno ci vedremo al Sacro Monte per il pellegrinaggio. Alcuni di noi hanno vissuto l’uscita a Parma (con pellegrinaggio a Fontanellato, la visita ad alcuni monumenti e l’incontro con una comunità di nostri amici) e a Roma per la giornata mondiale dei Movimenti e delle nuove comunità ecclesiali.

Savina D’Incognito (Milano). Durante l’incontro dello scorso mese ho percepito la fatica di alcune mamme che mi hanno addolorato. Ho scritto alcune riflessioni che mi auguro possano interessare.
Perché Dio permette la tragedia della perdita di un figlio? Non lo sapremo mai. Il disegno di Dio è come un arazzo non tessuto da noi. Partendo agli inizi dalla domanda: “Dove sei Dio?”, con Vito mio marito, mi sono messa alla sua ricerca. Una ricerca esistenziale che voleva dare un senso al non senso di quanto mi era accaduto.
Oggi posso dire che, in quel momento, il Signore era con me, soffriva con me, era dentro di me. Dio mi mostrava la Croce di suo figlio ma anche la sua Resurrezione. Allora, però, vedevo solo il mio immenso dolore. Il Signore mi chiamava, bussava al mio cuore. Voleva aiutarmi ma io dovevo impegnare la mia libertà, cioè accettare il suo aiuto. Lui tende la mano, ma non costringe nessuno a prenderla Mi sono lasciata andare e si è risvegliata in me, prepotente, la voglia di conoscerlo e la disponibilità a farmi guidare da lui. Penso di aver avuto in quel momento l’intuizione del suo grande amore, e della sua condivisione al mio dolore. E’ diventata una consegna, ho capito la nullità delle mie certezze. Ho mendicato e preteso il suo aiuto, l’ho affidato perché mi aiutasse.
Da allora è iniziata una ricerca sempre più consapevole di Cristo. E’ stato un cammino nel quale lui mi guidava adattandosi ai miei bisogni e mettendomi vicino persone utili in quel momento. A volte penso che si tratti di una pedagogia divina a lungo termine. Seguire Cristo non è facile, richiede costanza e impegno serio. Equivale al passare per una via stretta e al caricarci della nostra croce. E’ da lì che passa la salvezza.
Il cammino è difficile perché è in perenne conflitto con la logica del mondo. Lì primeggia il più furbo, là primeggia l’amore che lui ci ha indicato: stare con i più deboli, porgere l’altra guancia. Cristo non ci dice solo di non fare del male a nessuno ma di fare il bene.
Se si cerca Cristo sinceramente, egli si fa trovare. Santa Terse d’Avila dice: “Niente ti turbi, niente ti spaventi, tutto passa, Dio non cambia, la pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla”.

Don Giancarlo. Abbiamo sete del positivo e di tutto ciò che fa respirare la bellezza. Se si cerca Dio in modo serio, lui si fa trovare. La ricerca di Dio è già la prova che lui ci muove nel cuore. Chi è in ricerca lo fa perché la sua natura porta con sé questa propensione irriducibile. L’uomo è legame con l’Infinito. L’uomo è assetato di Infinito. Infatti non c’è niente e nessuno che lo colma in modo definitivo e totale, né la donna, né il sesso, né il denaro, né il successo
La risposta che placa e risponde alle esigenze del cuore è solo il Mistero. L’inquietudine dell’uomo è proprio il sintomo che siamo fatti a immagine di Dio. La ricerca e l’inquietudine sono i fattori più positivi della vita. Il Papa che lo dice nella sua Enciclica. L’eros è desiderio, spinta all’amore oblativo (agape).
L’amore come eros esprime il desiderio del cuore che brama altro da ciò che ha già. Il desiderio è la forza che spinge l’uomo a superare la soglia dei desideri particolari fino a quella del tutto. L’eros, però, non è in grado di tenere alto l’orientamento del desiderio che facilmente precipita e si accovaccia sui desideri quali il lavoro, la vacanza, il riposo, l’amicizia…Il desiderio di totalità è tentato di accontentarsi della parzialità.
La coscienza della propria insufficienza porta a essere sempre in cammino. Non siamo fatti per il di qua, ma per il di là. La nostra patria non è la terra ma il Cielo.
Dio permette il dolore perché l’uomo lo ha voluto attraverso la disobbedienza originaria. Non si è però accontentato di penalizzare l’uomo facendolo soffrire. Ci è venuto incontro con Gesù “l’uomo dei dolori” che ha trasformato il dolore da strumento di pena in strumento di salvezza. Il dolore trova così in Gesù un nuovo e insuperabile paradigma. La crocifissione è l’assunzione di tutto il male e di tutto il dolore umano. La Risurrezione ne diventa la trasfigurazione. Il risorto ci assicura: “Non avere paura. Io sono il vincitore e sarò con te fino alla fine del mondo. Guarda me. Io mendico il tuo cuore. Permettimi di plasmarlo e di rigenerarlo”. Quando la grazia, che è lo spirito di Cristo in azione, tocca il cuore attraverso la dinamica dell’incontro, l’uomo impara a diventare familiare con il patire come Gesù.
Stava Maria dolente… Maria ha vissuto il dolore non come disgrazia ma come condizione normale della sua vita avendo nel cuore la memoria del figlio Gesù. La Bibbia dice: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

Vito D’Incognito (Milano). L’esperienza di Dio è di patire e di soffrire insieme a noi. S. Rita da Cascia si è posta la domanda di dove fosse Dio mentre lei soffriva. La risposta trovata è che Dio era nel suo cuore. Questo periodo, oltre vedermi spesso in giro per lavoro, è stato anche ricco di spunti per la mia crescita nella fede. Ieri mattina ero in Duomo per la consacrazione sacerdotale di un frate che conosco. E’ stata una bellissima esperienza. Nel brusio della gente che partecipava a quella esperienza, ho invocato lo Spirito Santo che mi desse la nota giusta per viverla. In diversi momenti della liturgia mi sono sentito commosso facendomi sentire interlocutore della misericordia di Dio.
Il Papa, nel suo viaggio in Polonia, ha visitato i campi di concentramento di Auschwtiz visitati anche da me un po’ di anni fa. Ricordo che, in tale circostanza, mi sono sentito un uomo che, in punta di piedi, ha voluto rendere omaggio a quanti erano passati in un calvario di sofferenze, di patimenti e di privazioni della libertà. Nel fare le fotografie mi sembrava di profanare la memoria di coloro che erano stati internati. Le ho però fatte per portare una testimonianza a mio figlio Leonardo cui ho cercato di trasmettere il rispetto e l’amore per l’uomo.
Dopo la visita del Papa, i giornali hanno riportato alcuni interrogativi da lui formulati su dove fosse Dio e perché Dio avesse permesso questo. Ho avuto modo di leggere alcune pagine di un teologo passato da questi campi di concentramento. Sottolinea come si fosse sentito umiliato sia come tedesco che come persona. Nella fede ha ritrovato qualche risposta. Accosta l’esperienza del dolore di Cristo alle sue crisi. Afferma che Dio, in quanto Dio, non soffre ma come padre ha sofferto insieme a Gesù. E’ una chiave di lettura che ci aiuta ad apprezzare i doni che riceviamo, nelle relazione con gli amici, nel lavoro e nelle cose belle che vediamo.
Conoscere Cristo significa avvicinarsi sempre più al Vangelo e viverlo, testimoniarlo. Anche se la quotidianità ce lo rende difficile.

Nazareno Pulitano (Tradate). Nel libro biblico di Tobia ho letto: “Tenete segrete le cose del re ma rivelate le cose di Dio”. Io credo che la preghiera sia importantissima, è il pane di vita. Ho invocato la Vergine per una famiglia a me molto vicina: una famiglia divisa con due figli. Durante il pellegrinaggio a Roma ho chiesto alla Vergine la pace e la serenità per questa famiglia. Ho chiesto che, se mai ci fosse qualche colpa, fossi io a pagare. Tornato a casa ho costatato che in questi coniugi non c’era più ostilità ma pace e gioia.
Ho sempre creduto nell’aiuto di Maria. La invoco sempre come madre. Una madre non può che volere il bene dei propri figli anche se i figli, a volte, non comprendono. Gesù ha voluto morire in croce per i peccatori ma ora è vivo ed è sempre vicino a noi, sempre pronto ad aiutarci. Alcuni fatti, anche dolorosi, avvengono perché aumenti la fede.

Don Giancarlo. Di fronte ad un testo ci si può avvicinare in modi diversi. Con il metodo dello studio se devo sostenere un esame o un approfondimento di alcuni contenuti. Con il metodo della meditazione se miro ad assimilare qualcosa per la verità della vita. La meditazione è caratterizzata da tre elementi: capire il messaggio del testo per fare in modo che divenga criterio dell’agire e del giudicare; farne esperienza cercando da calarlo nella vita. di ogni giorno. Difendere, dopo le esperienze vissute, uno spazio di silenzio per la verifica è pedagogicamente indispensabile. Attraverso di essa si può percepire quanto ci si è avvicinati o allontanati dal messaggio meditato.
C’è poi la comunicazione dell’esperienza vissuta e giudicata a coloro che sono coinvolti nello stesso cammino. La comunicazione dell’esperienza arricchisce i singoli ed edifica l’unità. Chi guida può poi sottolineare certi aspetti o correggerne altri.
Conoscenza, esperienza, comunicazione devono mirare poi alla preghiera e missione.

Natale Colombo (Usmate). Alcuni di noi hanno avuto l’opportunità di incontrare il Santo Padre. In piazza S. Pietro eravamo in quattrocentomila. Mi ha colpito soprattutto la presenza dei giovani. Erano tantissimi e molto attenti ai gesti proposti, dal canto, all’ ascolto e alla preghiera. Il Santo Padre è stata la persona che mi ha attirato maggiormente per come ha guidato l’incontro dei Movimenti e per come ci ha spronato a continuare l’esperienza della Fede e dell’amore alla Chiesa.

Marcello Crolla (Busto A.). Quando ho visto passare il Papa, dopo tutte le ore d’attesa sotto il sole, sono stato preso da una commozione incredibile. Mi sono chiesto il motivo per cui ero andato a Roma e cosa mi aspettavo da quella giornata. Ascoltando i vari interventi e il Santo Padre ho risposto che ero lì per cercare la felicità. Questa felicità è un bene a cui tutti aspirano. Da qui il compito di parteciparla ad altri.

Antonietta La Pescara (Busto A.). Sono stata in dubbio fino alla fine se andare o meno all’incontro con il Papa. Temevo di non reggere alla fatica di quei giorni. Ho poi trovato la forza del coinvolgimento nella compagnia che sempre sorregge. Sono stata molto contenta di aver accettato l’invito perché, già durante il viaggio di trasferimento, ho potuto ascoltare molte testimonianze. Siamo arrivati a Roma con la consapevolezza che, all’interno delle varie esperienze, tutti camminavamo con Cristo. La sera, il gesto della Messa in Santa Maria Maggiore, pur dentro la confusione di matrimoni e di confessioni improvvisate, è stato una festa.
Il sabato mattina abbiamo celebrato la Messa in S. Pietro all’altare di S. Michele. Il pomeriggio è stata una gioia grande aver potuto vedere il Papa da vicino mentre passava a salutare quanta più gente possibile. Dell’omelia del Papa mi ha molto colpito l’aspetto della libertà che non avevo mai capito molto bene. Il Papa ha spiegato che nella mentalità corrente essere liberi equivale a fare tutto ciò che si vuole. La libertà invece, per come io l’ho intesa, è quella di cui il cuore fa esperienza dopo essere stato investito da Cristo.

Nazareno Pulitano (Tradate). Per me i pellegrinaggi sono delle grandi occasioni per avvicinarci a Gesù. Don Giancarlo ci ha detto che la vita è un pellegrinaggio terreno che ci porta verso il Padre. A Roma mi ha affascinato il vedere famiglie intere e moltissimi giovani che cantavano. Tutte quelle persone provenienti da luoghi diversi, mi hanno ricordato le parole di Gesù: “Quando sarò innalzato verso il cielo attirerò tutti verso me”. Tutti quei gruppi hanno rappresentato per me un risveglio della fede. Lo Spirito tocca tutti, ama tutti; a noi spetta rispondere.

Matteo La Pescara (Busto A.). Le prime parole del Papa sono state quasi di meraviglia per la moltitudine di persone presenti. Ho pensato alle guerre che sono in corso. La presenza in Piazza San Pietro di quattrocentomila persone ha rappresentato per me la risposta a quanto avviene nel mondo. Mi auguro che i frutti si possano vedere presto.

Giuseppe Fertitta (Busto A.). Anch’io sono andato a Roma. In quei giorni ho ricordato un pellegrinaggio fatto con la mia mamma. Eravamo partiti alle quattro di mattina. Mia mamma ha percorso scalza venti chilometri per mantenere la promessa fatta alla Madonna quando mi ero venuto a trovare in ospedale per un intervento chirurgico.
A Roma ho visto tanta gente allegra che non distruggeva, non bestemmiava e non faceva chiasso. Si era lì tutti per pregare col Papa. Mi è sembrato un gran fiume e ho ricordato i funerali di Giovanni Paolo visti in tv. Mi sono accorto che la presenza fisica porta a un coinvolgimento più profondo.
I funerali del Papa sono stati occasione di conversione per molte persone. Sono sicuro che anche questa Pentecoste favorirà la conversione di altre persone.
In via della Conciliazione, guardando verso la Basilica, il colonnato appariva come due enormi braccia aperte ad accogliere tutti nell’abbraccio di Cristo. Al presente ho trovato la pace e la serenità nell’amore di Cristo. Mi sento un altro uomo.

Flora Colombo (Usmate). L’incontro a Roma mi ha fatto sentire più familiare la figura del Santo Padre. Le sue prime parole mi hanno richiamata all’amore di Cristo che era il motivo per cui ero lì. Ho ricordato il pellegrinaggio in Terra Santa che mi aveva permesso di conoscere di più il Signore. Tutte le volte che entro in una chiesa ricordo questo pellegrinaggio perché è lì che ho visto concretamente dove lui ha posto i suoi piedi, dove ha incontrato i suoi amici, dove ha parlato, dove ha vissuto la sua vita. Come in Terra Santa mi sono sentita parte della vita di Cristo, a Roma mi sono sentita ancora più accolta nella Chiesa e ho avuto più consapevolezza dell’unità di essa.
La sera prima ci avevano rubato il pulmino. Questo spiacevole incidente non ha però rovinato minimamente la gioia della giornata. Per i nostri amici quel pulmino rappresentava molto. Era il frutto di tanti loro sacrifici. Lo utilizzavano per le vacanze, per il lavoro e per i vari spostamenti. Alla notizia del furto non hanno manifestato alcun rancore.

Don Giancarlo. Introduco la prima parte dell’enciclica “Dio è amore” da meditare durante l’estate.
Il Papa ci dice che l’amore non si esaurisce nel sentimento. Il sentire è una componente dell’amore ma non quella essenziale. L’amore è frutto di un giudizio di valore sul rapporto in corso cui fa seguito la decisione della libertà.
I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale ma non è il vertice dell’amore. All’inizio abbiamo parlato dell’eros che diventa amore pieno attraverso un processo di purificazione e di maturazione. L’amore è oblazione gratuita (in greco “agape”).

“…È proprio della maturità dell’amore coinvolgere tutte le potenzialità dell’uomo ed includere, per così dire, l’uomo nella sua interezza. L’incontro con le manifestazioni visibili dell’amore di Dio può suscitare in noi il sentimento della gioia che nasce dall’esperienza dell’essere amati.”

Le testimonianze di oggi ce lo hanno documentato. La gioia di essere stati in P.za S. Pietro con altri 400.000 che riconoscevano Cristo nella figura del Vescovo di Roma, l’atteggiamento assunto di fronte al furto del pulmino e l’esperienza dell’unità ci hanno deciso a proseguire la sequela a Cristo.
“…L’incontro con le manifestazioni visibili dell’amore di Dio può suscitare in noi il sentimento della gioia che nasce dall’esperienza dell’essere amati…”. La gioia è sempre esito di uno slancio di amore, di attesa e di domanda Non è mai il contenuto di un progetto.
“…Ma tale incontro chiama in causa anche la nostra volontà e il nostro intelletto. Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l’amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell’atto totalizzante dell’amore. Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l’amore non è mai “concluso” e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso. La storia d’amore tra Dio e l’uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più: la volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall’esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all’esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quanto lo sia io stesso. Allora cresce l’abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia…”

La poesia scritta per Simonetta, spiega il concetto espresso dal Papa.

        Cos’è che ci incatena ad una lettura cara che ci ha sconvolto il cuore?
        Non abbiamo il dono del poeta ma tu che ci comprendi
        accogli nel tuo spirito quello che ti scriviamo.
        In cima ad una vetta ti giri su te stessa mentre domini tutto ed afferri ogni cosa.
        Là, in fondo, scorre un fiume e, in basso, c’è un laghetto dalle acque cilestrine,
        a destra un folto bosco e, lungi, una distesa di erbe verdeggianti.
        Ci sentiamo piccoli. E’ grande l’universo.
        Qualcosa proviamo pensando a te
        mentre l’animo ammira tutte le belle cose
        e tu,angelo nostro, ci doni queste sensazioni.
        E’ accesa la fiammella del nostro eterno amore per te.
        E’ solo piccola cosa di quello che vorremmo. Ci credi?
        Ti amiamo tanto e ci ritroveremo per l’eternità.
        Ti immaginiamo sorridente e ti baciamo nel vento. Non ci abbandonare mai.
        Ci addormentiamo sempre nella speranza di rivederti in sogno.
        Ciao, mamma e papà.
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